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Fino a prima della sintetizzazione delle plastiche, gli unici materiali che potevano offrire garanzie di resistenza meccanica e all'usura erano i metalli, ma con la contropartita di un elevato peso specifico; laddove la leggerezza risultava necessaria, ci si rivolgeva a tessuti o legni, mettendo però in conto una vita piuttosto breve del prodotto realizzato. Ecco che, dall'esigenza tecnologica di disporre di materiali che fossero leggeri ma molto resistenti, ha preso spunto la ricerca riguardante le materie plastiche. Le plastiche tradizionali sono derivate dal petrolio, mentre quelle messe a punto più di recente hanno un'origine vegetale e pertanto vengono dette bioplastiche.
In entrambi i casi, la struttura è formata da lunghe catene polimeriche, ed è a questa caratteristica che il materiale deve la sua resistenza: le macromolecole si stirano e si ripiegano a seconda dei carichi, reagendo bene sia alla trazione che alla compressione.
Una distinzione fondamentale fra le plastiche è legata alla loro formabilità a caldo, ovvero alla capacità di assumere determinate forme se riscaldate. Esistono le cosiddette termoplastiche, che possono essere formate a caldo più e più volte senza che il materiale si degradi, e le plastiche termoindurenti, che consentono un solo processo di formatura a temperature maggiori di quella ambiente, dal momento che eventuali successivi riscaldamenti non sono tollerati dal materiale che si incenerisce, distruggendosi.
La ricerca nel settore dei materiali ha dedicato molti sforzi al miglioramento delle tipologie di plastiche esistenti, cercando di brevettarne di nuove che fossero in grado di ovviare ai problemi che le plastiche di prima concezione avevano manifestato, e poter così far fronte alle nuove esigenze dei processi industriali.
L'aspetto negativo più rilevante legato all'utilizzo delle plastiche è il loro lunghissimo tempo di degrado in discarica (migliaia di anni), tanto che quello che sembrava un traguardo raggiunto - cioè realizzare un materiale leggero e facile da lavorare che fosse "indistruttibile" - si è rivelato un incubo in tempi di grande coscienza ecologica. Sia gli studi sulle plastiche di origine naturale che quelli di ottimizzazione e chiusura del ciclo di vita delle plastiche di nuova generazione fanno comunque ben sperare sulla possibilità di continuare ad utilizzare questi materiali, così pratici, nel pieno rispetto dell'ambiente.